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23 Settembre 2017Il bisogno che tutto sia perfetto è una necessità diffusa nella nostra società, anzi decisamente incentivata. Assecondare questo bisogno di perfezione può risultare funzionale, ma solo fino ad un certo punto. Generalmente consente di raggiungere buoni (se non ottimi) livelli nelle prestazioni nei più disparati settori (professionale, sportivo, hobby…). Ma, se la ricerca di perfezione si irrigidisce, possono nascere dei problemi.
Ti spiego più efficacemente questo concetto con la storia di Francesca (nome e dettagli di fantasia).
Francesca ha 35 anni, è un avvocato penalista di successo, molto preparata ed apprezzata dai suoi colleghi e clienti, è sposata ed ha una figlia.
Apparentemente la sua vita è perfetta: è riuscita a raggiungere tutti i suoi obiettivi professionali e familiari. Ma sotto la patina dorata della perfezione Francesca prova una forte angoscia.
Tutti l’apprezzano e le riconoscono meriti personali e professionali, ma lei non riesce a riconoscersene.
Per lei ogni successo vale zero e ogni insuccesso vale doppio.
Nel lavoro tutto procede molto bene, raggiunge tanti successi, infatti si impegna al massimo per controllare che tutto sia perfetto ed effettivamente riesce, ma ogni vittoria le costa grande fatica e stress proprio per questo bisogno di avere tutto esattamente sotto controllo.
Come il soldato sminatore che va in battaglia, vince, ma soffre così tanto, torna così stremato, che spera sia l’ultima battaglia. Ma c’è ne sempre un’altra e un’altra ancora.
Anche a casa Francesca deve avere tutto ordinato, pulito, splendente.
Francesca viene da me perchè è stressata, non riesce più a far fronte a questa angoscia crescente. Ma il vero campanello d’allarme è sua figlia: rivede nella bambina le sue stesse idiosincrasie e la medesima angoscia.
Nella valutazione clinica emerge subito il suo bisogno di avere tutto sotto controllo.
Tutto deve essere perfetto. Non è ammesso l’errore, l’imperfezione, la sbavatura. Altrimenti prende corpo il senso in colpa.
Lei ritiene di dover essere sempre perfetta e di dover fare tutto perfetto altrimenti va in tilt.
Ma, le chiedo, la perfezione si ha quando si ha tutto rigidamente sotto controllo o si ha quando si è in grado di lasciare andare per poi riprendere?
Se un grande oratore non lascia andare il suo eloquio, ma si controlla, si blocca e la voce esce rigida, il discorso non è fluido.
Se una ginnasta, mentre fa un salto mortale, volesse controllare tutta la sequenza non riuscirebbe a farlo.
Francesca viene guidata in questa nuova scoperta anche grazie a specifiche prescrizioni che le permettono di sperimentare nuovi comportamenti e percezioni. Imparando gradualmente a mettere un ‘piccolo disordine nel suo rigido ordine’.
Fino ad arrivare a scoprire e sentire che è la flessibilità la vera perfezione.
Dott.ssa Serena Fugazzi