L’ansia, l’ipervigilanza e i timori materni nei confronti del neonato sono assolutamente fisiologici e adattivi. È naturale che la neo-mamma cerchi di riporre tutte le sue attenzioni e preoccupazioni sui bisogni del proprio bambino nel tentativo di prevedere e rispondere prontamente a qualsiasi problema o minaccia del suo benessere.
Tuttavia, in alcuni casi, i timori e i pensieri possono divenire disadattivi e pervasivi. È il caso del disturbo ossessivo-compulsivo post-partum: l’elevata ansia e angoscia della madre prende la forma di una preoccupazione intrusiva, disturbante e pervasiva che può riguardare la paura di fare male al proprio bambino.
Questi pensieri o immagini sono percepiti dalla donna come del tutto irrazionali ed indesiderati e possono riguardare:
Il disturbo ossessivo compulsivo post-partum può trasformarsi in un problema molto invalidante che può condurre la donna a evitare i contatti col bambino o a sviluppare tutta una serie di rituali finalizzati alla gestione dei pensieri aggressivi (ad esempio nascondere tutti i cuscini presenti in casa, delegare il bagnetto, oppure stare lontani dalle finestre quando si ha in braccio il neonato ecc.).
Sapere di avere la responsabilità della vita di un altro essere umano totalmente dipendete da sé attiva un’attenzione e una vigilanza solitamente benigne e piuttosto comuni sia durante la gravidanza, sia nel post-partum.
Non sono rari i casi in cui, le mamme sperimentano occasionali e transitori pensieri di fare del male al neonato, ma nella stragrande maggioranza dei casi queste donne sono in grado di riconoscere che sono solo pensieri senza alcun fondamento nella realtà.
Colei che vive un disturbo ossessivo-compulsivo invece teme di poter mettere in atto questi pensieri, si sente in colpa per il solo fatto di pensarli e prova molta paura e angoscia.
Questi pensieri provocano angoscia e vergogna nella neo-mamma che tenterà di impegnarsi attivamente per evitare di metterli in atto. Ad esempio potrà nascondere coltelli e altri oggetti potenzialmente dannosi, stare lontana dalle finestre di casa, evitare di fare il bagnetto al piccolo o rifiutarsi di rimanere da sola con il neonato.
Questi comportamenti diventano nel tempo piuttosto limitanti e possono compromettere la capacità della donna di prestare cure adeguate al bambino e dar luogo ad uno stato depressivo.
Foto di Kristina Paukshtite
In realtà, i pensieri ossessivi relativi alla paura di far male al proprio bambino non sono connessi con un maggior rischio che il piccolo subisca un danno. Questi pensieri infatti, sono egodistonici: la madre stessa li riconosce come irrazionali, intrusivi e contrari al proprio volere.
Ella infatti mette in atto strategie comportamentali per aumentare la sicurezza del bambino e proteggerlo da potenziali pericoli che potrebbero derivare dall’ambiente o da sé stessa.
Anche se in questo articolo mi riferisco alle donne, il disturbo ossessivo-compulsivo può riguardare anche i neo-papà, in questi casi assume spesso la forma di pensieri di natura sessuale che inducono molta angoscia e portano il genitore ad allontanarsi dal piccolo. Anche in tal caso questi pensieri sono egodistonici e non corrispondono alle reali intenzioni del padre.
Foto di Shvets
Esattamente come le altre forme di disturbo ossessivo compulsivo, il doc post-partum è una condizione curabile. Un tipo di intervento psicologico efficace per il DOC è la Terapia Breve Strategica.
La terapia breve strategica è un approccio focalizzato, collaborativo e orientato alla soluzione del problema.
In questo tipo di trattamento psicoterapico, una volta definito il problema e le relative “tentate soluzioni” messe in atto dalla persona per cercare di fronteggiare il problema stesso, vengono forniti esercizi da fare a casa allo scopo di incoraggiare la paziente a intraprendere azioni concrete e graduali per affrontare le proprie paure e i sintomi del DOC post-partum. L’obiettivo è creare una progressione verso il benessere, affrontando le sfide una alla volta e misurando i progressi lungo il percorso.
La comunicazione efficace è un elemento chiave della terapia breve strategica. Il terapeuta adotta un linguaggio chiaro e diretto per facilitare la comprensione e collabora attivamente con la paziente per aiutarla ad affrontare le proprie paure irrazionali e a costruire un senso di benessere e serenità nella relazione con il proprio bambino.
Un aspetto importante della terapia breve strategica sono gli incontri di follow-up che mirano a monitorare i progressi raggiunti e a garantire il mantenimento dei risultati ottenuti. Il terapeuta programma incontri periodici di follow-up con la madre per valutare il suo stato di salute mentale, identificare eventuali sfide o difficoltà che possono emergere dopo la fine della terapia e fornire un supporto continuo.
Questa valutazione regolare consente al terapeuta di intervenire tempestivamente in caso di segnali di ricaduta o di difficoltà persistenti.
Per quanto il doc-post partum possa lasciare la donna comprensibilmente spiazzata e spaventata dei propri stessi pensieri, esso è curabile, ma per non compromettere la relazione madre-bambinio è importante non aspettare e chiedere tempestivamente aiuto.