
Vaginismo: sintomi, cause e trattamento efficace
27 Ottobre 2017
Attacchi di panico. 10 suggerimenti pratici da chi li ha vissuti e superati.
21 Dicembre 2017Fai fatica a studiare? Dare esami sembra diventato impossibile? Studi tanto, ma poi quando arriva il momento di esporti ti blocchi per paura dell’interrogazione? Oppure, studi in modo meticoloso, ma non ti senti mai sufficientemente pronto?
Se la risposta ad una o più di queste domande è ‘si!’ leggi di seguito.
Nella nostra cultura lo scarso rendimento scolastico è per lo più ricondotto a tratti motivazionali, come la svogliatezza, oppure alla mancanza di predisposizione, ossia l’assenza di capacità.
In ottica strategica preferiamo considerare le difficoltà scolastiche come un problema di blocco delle performance.
La maggior parte degli studenti attraversa difficoltà che riesce a superare da solo. Infatti, avere una difficoltà nello studio non si traduce necessariamente in un blocco.
A volte basta impegnarsi un po’ di più, altre volte è necessario colmare alcune lacune nella preparazione. Tuttavia, quando ciò non avviene, si può arrivare al punto in cui la difficoltà diventa insuperabile: si trasforma allora in un problema.
Pensiamo ai ragazzi che trascorrono lunghi pomeriggi fra mille attività pur di evitare di sedersi di fronte al libro da studiare. Studenti universitari che rimandano gli esami di sessione in sessione fino ad andare fuori corso.
In ottica strategica l’assunto di base, è che, nella maggior parte dei casi, la difficoltà non sia legata a capacità cognitive o motivazionali, ma sia riconducibile piuttosto a strategie disfunzionali utilizzate per affrontare lo studio e la performance scolastica. In altri termini, è proprio il tentato trattamento della difficoltà di studio a strutturare il problema, contribuendo a mantenere un basso rendimento scolastico o a bloccare definitivamente la performance dello studente.
Alcune difficoltà sono basate su meccanismi di intensificazione volontaria del controllo, altri su strategie di evitamento; in parole povere, di fronte alle difficoltà scolastiche lo studente o si impegna di più (ma in modo inconcludente) oppure scappa, fugge e alla fine rinuncia.
Lo psicoterapeuta ed autore Alessandro Bartoletti nel libro ‘Lo studente strategico’ individua 5 tipologie di studente bloccato, scopriamole insieme:
Lo studente incatenato
Questa tipologia di blocco coinvolge sia la motivazione che la capacità di studiare. Lo studente bloccato sembra come paralizzato, per lui diventa impossibile anche solo leggere, comprendere, focalizzare l’attenzione sul materiale di studio. A questo livello di blocco lo studente è totalmente incapace di concentrarsi.
Non ci si sveglia un giorno all’improvviso, lo si diventa gradualmente come reazione all’imposizione dello studio, imposizione che può essere autoimposta o imposta da altri.
Più che durante le ore scolastiche, la difficoltà maggiore emerge durante lo studio individuale a casa: lo studente può passare ore, giorni, settimane, mesi, in uno stato di immobilismo simil depressivo. L’attenzione e la capacità di concentrazione , le risorse cognitive e motivazionali sono completamente schiacciate: lo studente vorrebbe studiare , ma appena ci prova, alla sola idea di avvicinarsi al libro, si blocca.
Quando lo studio diventa una forma di obbligo (imposto da se stessi, dai genitori o dagli insegnanti) ne consegue una lotta sempre più intensa con il senso del dovere che innesca un potente effetto paradossale: più ci si sente obbligati a studiare, più vengono meno il desiderio e la voglia di studiare. Più si forza la mente a rimanere concentrata, più essa vaga e divaga verso mondi e percorsi paralleli. E’ come se lo studente si dicesse “devo aver voglia di studiare!” oppure “devo concentrarmi!”. Ciò porta il ragazzo a percepire un senso di costrizione nei confronti di uno stato mentale (il desiderio di studiare) per sua natura spontaneo, oppure a costruirsi una regola di ferreo autocontrollo che diventa ben presto impossibile da rispettare.
Agli occhi del mondo il ragazzo sembra semplicemente svogliato, disinteressato, poco capace. In realtà, nell’intimità si sente imprigionato, schiacciato, oppresso dal senso del dovere, dall’obbligo. Sente che è diventato impossibile studiare spontaneamente.
Lo studente perfezionista
Chiaramente precisione e dedizione sono qualità importanti per un bravo studente. I problemi sorgono quando l’impegno diventa pedanteria e lo studio si trasforma in un controllo asfissiante, motivato più che dal piacere di studiare, dalla paura di sbagliare.
E’ infatti proprio la paura di commettere errori, di non mostrarsi all’altezza delle richieste dei genitori e degli insegnanti o di non corrispondere al proprio ideale interiore ad emergere nei colloqui clinici come motivo principale che spinge al perfezionismo.
Per esigenze perfezionistiche si intendono una ricerca ossessiva di completezza, esaustività, impeccabilità. Se spinte all’estremo conducono ad un esito paradossale simile al precedente: studente bloccato. Infatti, più ci si impegna ad avere tutto sotto controllo, più si finisce per perderlo.
Così lo studente accumula ore di studio infinite e spesso prolungate oltre la cena. L’attenzione ai compiti da svolgere a casa è maniacale. Studiare e fare i compiti diventano le uniche attività , nelle quali spesso viene coinvolto anche il genitore: meglio un occhio esterno che confermi che si è fatto tutto al meglio.
Uscire con gli amici o fare sport viene vissuto con angoscia poiché viste come attività che tolgono tempo allo studio.
Altro esito frequente dell’eccessivo perfezionismo scolastico è lo sviluppo di crisi di nervosismo. Le crisi si esprimono sotto forma di pianti immotivati, attacchi di panico o di rabbia, generando ben presto una forte apprensione in tutto il sistema famiglia.
Non è infrequente la presenza di forti somatizzazioni. Mal di pancia, mal di testa etc.. che possono indurre a fare continue visite mediche specialistiche alla ricerca di un’ipotetica causa organica che spieghi il disturbo.
Il perfezionismo, in taluni casi, può portare ad esiti ancora più patologici, ad esempio sfociando in un disturbo ossessivo-compulsivo.
Lo studente terrorizzato
Rientrano in questa casistica tutti quegli studenti in cui il blocco è legato alla paura, generalmente alla paura dell’esposizione sociale di quanto si è studiato. E’ una paura molto diffusa: chi non ha mai provato timore all’idea di essere interrogato? Una certa dose di ansia e agitazione sono funzionali alla prestazione , ma se l’ansia diventa eccessiva la prestazione risulterà inevitabilmente scadente.
Lo studente può aver paura dell’interrogazione, dell’esame scritto o orale, delle domande del professore ma non dello studio in sè . La paura dell’esame o dell’interrogazione può portare alla ‘paralisi’ o alla fuga.
La paura si può manifestare con angoscia, somatizzazioni (dolori gastrointestinali, mal di testa, svenimenti, tachicardia…) .
Durante la prova lo studente anche se ben preparato si trasforma in una tabula rasa: non ricorda più niente, sente di non essere in grado di esporre quanto ha studiato. Questo tipo di reazione è più su base fobica, cioè basata sulla paura, alla lunga può portare ad un blocco perché si fugge dalle situazioni d’esame, oppure perché anche se affrontate le sensazioni ansiogene diventano così ingovernabili da rendere impossibile qualsiasi performance soddisfacente.
Lo studente (presunto) incapace
Se le difficoltà si protraggono per lungo tempo subentra un nuovo copione: lo studente costruisce la percezione di essere incapace. Egli inizia a sentirsi diversamente dotato rispetto ai compagni. Loro si che sono bravi. Lui, purtroppo non è portato per lo studio. Si sente inadeguato, inadatto, a disagio, inferiore. Spesso lo studente sviluppa sensi di colpa nei confronti dei genitori o degli insegnanti. Può sviluppare rabbia nei confronti di se, o anche verso l’esterno. Questo traguardo si raggiunge con una somma di esperienze pregresse ripetutamente fallimentari e dolorose.
Lo studente chimera: tante statue in una
Molto spesso osservando lo studente bloccato non è possibile identificare un copione specifico, ma si osserva la commistione di scenari diversi che si influenzano a vicenda. E’ però importante identificare il copione trainante per sbloccare la situazione d’empasse.
Considerare lo studio come ad un problema da risolvere apre possibilità di intervento di gran lunga maggiori rispetto a quando lo si considera come dipendente dalla volontà o dalla capacità.
In ottica strategica qualsiasi problema umano ha le sue soluzioni, ma anche le sue tentate soluzioni, le sue vie d’uscita e i suoi labirinti di persistenza. Lo psicologo strategico pone una grande attenzione a quest’ultimo aspetto, a come cioè un problema si mantiene nel tempo, perdura nonostante i tentativi di scioglierlo.
In pratica si tratta di capire cosa si insiste a fare per risolvere il problema ma senza ottenere risultati. L’insistenza verso soluzioni inefficaci è una delle principali cause di persistenza di un problema psicologico, più si insiste nell’applicare qualcosa che non funziona, più la soluzione (tentata) diventa un problema.
In pratica, più mi dibatto nell’acqua alta, pensando che quel che faccio sia il modo migliore per galleggiare, più annego.
La soluzione strategica consiste nell’interruzione di tale circolo vizioso mediante strategie e stratagemmi costruiti ad hoc per il tipo di problema, il cui obiettivo è quello di bloccare le tentate soluzioni inefficaci, sostituirle con modalità di reazione differenti e ri-orientare le risorse dello studente bloccato verso un equilibrio di maggior benessere.
E tu ti ritrovi in una di queste tipologie di studente bloccato? In quale? Se ti va scrivimi nel form che trovi qui sotto.
Se hai trovato utile quest’articolo o pensi possa esserlo per qualcuno condividilo con i tuoi amici.
Se pensi di aver bisogno di un aiuto professionale per tornare a studiare in modo efficace contattami.
Dott.ssa Serena Fugazzi
Bibliografia:
– “Lo studente strategico. Come risolvere rapidamente i problemi di studio”, Alessandro Bartoletti. Ed. Ponte delle Grazie.
– “Cambiare per conoscere. L’evoluzione della terapia breve strategica”, Giorgio Nardone, Claudette Portelli. Ed. Tea.