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Anna, 70 anni, dall’età di 35 anni teme di avere un problema al cuore, lo sente che batte veloce, troppo veloce. E’ terrorizzata dai sintomi cardiaci, vive nella paura di una morte repentina e fulminea.  Negli anni ha fatto diversi controlli medici, cardiologici principalmente, con esito sempre negativo, infatti gli esami non sembrano rilevare alcuna anomalia o disfunzione a carico del cuore, lei però non si capacita. Solo dopo molti molti anni ad Anna viene il dubbio che possa trattarsi di un problema non di natura fisica, ma psicologica ed inizia un trattamento di terapia breve strategica che le consente di venire fuori da un problema che limitava la sua vita da decenni, la patofobia.

Vediamo insieme di cosa si tratta: la patofobia, letteralmente la paura di avere una malattia, è in definitiva la paura di morire di una malattia, generalmente di natura fulminante, come possono esserlo un ictus, un infarto, o un aneurisma.

La persona patofobica è spaventata da qualsiasi segnale proveniente dal suo organo bersaglio poiché lo interpreta come possibile segnale di malattia, cerca perciò di non ascoltarsi, ma più evita l’ascolto più la paura diviene presente e assillante.
La paura di avere una malattia può crescere a dismisura arrivando al panico o alla depressione reattiva.

La patofobia si differenzia dalla più nota ipocondria per diversi aspetti, vediamone alcuni:

  • Il patofobico si concentra solitamente su un solo organo bersaglio. L’oggetto della paura è quasi sempre stabile e definito, relativo a malattie ben delineate. Mentre l’ipocondriaco va in tilt per qualsiasi segnale del proprio corpo, segnali che vengono interpretati come conferma di malattie sempre diverse.
  • Un’altra differenza tra un soggetto ipocondriaco ed un patofobico risiede nel rapporto con gli esami diagnostici, mentre il primo ha generalmente un bisogno continuo di fare controlli, talvolta in modo compulsivo, l’altro generalmente ha paura di fare esami, test, prelievi, e se può li rimanda.
  • Spesso il patofobico a causa della sua paura, inizia ed evitare molte situazioni che lo spaventano e che ritiene potrebbero affaticare l’organo che ritiene malato, se per esempio come la signora Anna, ha paura di avere una disfunzione al cuore, potrebbe iniziare ad evitare tutti gli sforzi fisici, come la palestra, le scale, per paura di sovraccaricarlo.

Scopriamo insieme i comportamenti del soggetto patofobico che ne peggiorano i sintomi:

  • Cercare di non pensare è già pensare. Per allontanare le proprie paure è necessario cercare di affrontarle. Se scappiamo i fantasmi ci inseguono e ci spaventano, ma se li tocchiamo essi svaniscono.
  • Cercare di reprimere i sintomi, con l’effetto paradossale di sentirli ancora di più.
  • Chiedere rassicurazioni e parlare continuamente del proprio problema con chiunque, con l’effetto di aumentare a dismisura la paura, perché se qualcuno mi ascolta allora vuol dire che ciò che dico è vero. Parlarne rende quindi il problema sempre più presente e reale per il soggetto.
  • Fare ricerche su internet. Internet è sempre più utilizzato per fare ricerche sui propri sintomi, per fare autodiagnosi, ciò può essere rischioso per chiunque e a maggior ragione per un soggetto patofobico, infatti le ricerche online aumentano a dismisura la paura di avere una malattia.

Anna prima non usciva più di casa, evitava lo sforzo fisico, per paura che ciò le provocasse un’accelerazione del battito cardiaco e un conseguente attacco di cuore, ora rincorre e gioca felice con i suoi quattro nipotini.

Quando la vita è fortemente compromessa dalla paura, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista.

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Dott.ssa Serena Fugazzi
Dott.ssa Serena Fugazzi
Psicologa e psicoterapeuta, specialista in Terapia Breve Strategica. Mi trovi in studio a Bologna e su Skype in tutto il mondo

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