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2 Marzo 2020Palpitazioni, tachicardia, tremori, sensazione di vertigine, dolori al petto, sudorazione, tremori. Nei casi più gravi, derealizzazione -ossia senso di perdita di contatto con la realtà- e depersonalizzazione -sentirsi distaccati da sé stessi-. Chi li ha provati li conosce bene: sono i sintomi tipici degli attacchi di panico.
La parola “panico” deriva dal nome del dio Pan, divinità della mitologia greca. La leggenda racconta che il principale passatempo di Pan consisteva nel comparire improvvisamente di fronte a gente addormentata per il gusto di provocare sensazioni di terrore. Le vittime entravano in un tale stato di angoscia da avere l’impressione di essere sul punto di morire. Proprio come nell’attacco di panico, che si manifesta in maniera improvvisa e imprevedibile, gettando nello sconforto e nell’assoluta paura chi lo vive.
L’attacco di panico è per chi lo sperimenta un vero e proprio incubo che coinvolge il corpo e la mente.
Tanto da essere vissuto come un’esperienza che segna profondamente. Dopo un primo attacco di panico molti hanno la sensazione che inizi una nuova fase -discendente- della vita. Una fase in cui si ha la sensazione di aver perso ogni sicurezza. Dove non ci si può più fidare di se stessi.
Quando si sperimenta un attacco di panico, resta appiccicata addosso la paura. Resta l’inquietudine che l’attacco di panico possa presto tornare.
Il corpo reagisce di conseguenza: è sempre teso, irrigidito, contratto, non riesce a rilassarsi nemmeno di notte. Le persone raccontano di dormire male, di mangiare e digerire male, di respirare male. In preda all’ansia non possono pensare ad altro, non riescono a concentrarsi su ciò che sta loro attorno, sentendosi costantemente in allerta. L’ascolto del proprio corpo può diventare un’ossessione che tiene occupato ogni istante.
Il circolo vizioso del panico
La reazione ansiosa si può sviluppare in seguito ad un evento reale (per esempio dopo un incidente in auto), sia sulla base di un’esperienza solo immaginata (come pensare di poter fare un incidente). In entrambi i casi, una volta arrivati alla mente questi pensieri catastrofici, provocano delle reazioni corporee, come sudorazione, palpitazioni, tremori… Reazioni che fanno sentire la sensazione di non avere più il controllo o di poter morire. Questo porta a prestare ancora più attenzione ai sintomi fisici alterati con conseguente peggioramento dei pensieri e delle immagini catastrofiche, si entra quindi in un vero e proprio circolo vizioso.
Perché gli attacchi di panico continuano a tornare?
Dopo aver vissuto il primo attacco di panico, le persone mostrano un’eccessiva sensibilità verso le sensazione corporee, sempre tesi e in allerta proprio per accertarsi che il tanto temuto attacco non stia per ripresentarsi.
Alcuni si costruiscono una comfort zone in cui sentirsi sicuri, iniziano perciò a evitare tutto il resto. Ogni situazione al di fuori di essa viene vissuta come inevitabile causa del panico. Con il tempo questa zona franca si restringe sempre più, fino a trasformarsi in una prigione.
Agorafobia, ipocondria e depressione
Molti dei pazienti che soffrono di attacchi di panico sviluppano anche agorafobia, ossia la paura di trovarsi in spazi aperti e affollati. Nel caso specifico, luoghi in cui sarebbe problematico ricevere aiuto e cure mediche. Oppure, situazioni in cui potrebbe risultare difficile allontanarsi.
Un’altra possibile manifestazione secondaria degli attacchi di panico è l’ipocondria. In questo caso, i pazienti associano i loro sintomi a una serie di gravi malattie, spesso di natura cardiocircolatoria. Il timore diffuso è di morire all’improvviso per infarto o ictus.
Le persone che soffrono di attacchi di panico possono sviluppare anche un sentimento di vergogna, tanto da arrivare a evitare situazioni sociali. Questo nel tempo può portare a problematiche di tipo depressivo. È diffusa la convinzione che mai si smetterà di stare male, che amici e familiari non possano comprendere questa condizione. Convinzioni che possono divenire sempre più pressanti e pesanti, andando a compromettere ulteriormente il benessere psico-fisico.
Rimedi a breve termine per gestire un attacco di panico
Cosa fare in presenza dei sintomi tipici degli attacchi di panico?
Quando si è in preda al panico e al terrore, che cosa occorre fare per ridurre lo stato di allarme?
- Annotare. Un utile esercizio consiste nello scrivere, nel momento preciso in cui sta per arrivare l’attacco di panico, informazioni su: il giorno, l’ora, il luogo in cui ci si trova, le persone presenti, i sintomi, i pensieri e le reazioni. Questo esercizio aiuta a interrompere il tentativo di controllo che altera le reazioni fisiche facendole peggiorare.
- Esasperare per ridurre. Imparare a gestire la paura attraverso l’utilizzo delle peggiori fantasie.
- Vincere senza combattere. Assumere un atteggiamento più accettante è necessario in questi casi. Distraetevi, parlate o agite, ma provate a spostare l’attenzione dalle sensazioni somatiche avvertite.
Rimedi a lungo termine per curare gli attacchi di panico
Cosa fare per curare definitivamente gli attacchi di panico?
Quanto appena detto è assai utile per gestire una attacco di panico nell’immediato, ma cosa occorre fare per curare gli attacchi di panico?
Psicoterapia per gestire gli attacchi di panico
La Psicoterapia Breve Strategica risulta un efficace trattamento per la cura degli attacchi di panico. Nella psicoterapia Breve Strategica, attraverso strategie e prescrizioni comportamentali, le persone vengono guidate ad affrontare gradualmente le situazioni temute, e quindi a modificare i pensieri e le convinzioni catastrofiche.
Questo approccio terapeutico ha l’enorme vantaggio di offrire alle persone una comprensione relativa al funzionamento del problema e delle strategie per poterlo superare in poco tempo senza l’ausilio di farmaci.
Attraverso strategie opportunamente studiate per questo specifico disturbo è possibile imparare a vincere la paura e gli attacchi di panico diventano solo un ricordo lontano. Se ti va, contattami per una seduta.
Dott.ssa Serena Fugazzi
Bibliografia
Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Milano: Rizzoli.
Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2016). La terapia degli attacchi di panico. Milano: Ponte alle Grazie.
Fiorenza, A., Giovannini, C, (2015). Stop al panico. Giorgio Pozzi Editore.