Tre modi per peggiorare la tua ansia
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16 Aprile 2019“Ipocondria”, spesso capita che amici, conoscenti e pazienti mi chiedano il significato di questa parola. Per questo ho deciso di descriverla tramite il racconto di un caso.
Giulio* ha 40 anni, è un uomo di bell’aspetto, un musicista felice del suo lavoro, ma da un po’ di tempo, è molto preoccupato per il suo stato di salute.
Dopo aver saputo che la madre ha un tumore, Giulio ha paura di avere anche lui una qualche malattia. Spinto da questo timore, ascolta continuamente i segnali provenienti dal corpo, ogni brontolio dello stomaco, ogni scricchiolio delle articolazioni, ogni piccolo cambiamento, dal colorito del volto alla secchezza della pelle, viene mentalmente registrato e diventa per lui fonte di preoccupazione.
Giulio fa continue ricerche su Google sui suoi sintomi e le possibili malattie da cui può essere affetto, così inevitabilmente, i suoi timori crescono, ora è sempre più convinto di avere una malattia.
Condivide i suoi timori con la moglie, la quale, per tentare di rassicurarlo gli consiglia di andare dal medico. Dopo una visita accurata il medico gli dice che non ha niente, ma per sicurezza gli prescrive le analisi del sangue e delle visite specialistiche. Visite, esami, controlli, sintomi, malattie, divengono presto l’unico argomento di conversazione in famiglia.
Dalle analisi del sangue emerge che tutti i valori sono nella norma, ha solo un poco di colesterolo alto, il medico tenta di rassicurarlo: “Non hai niente, sei sano come un pesce!”.
Sul momento Giulio sembra tranquillo. Poi, una volta a casa, il dubbio di avere una malattia lo assale nuovamente
“E se il medico si fosse sbagliato?”
Anche dalle visite specialistiche non emerge nulla, eppure l’uomo è sempre più preoccupato per lo stato di salute. Uno specialista per la prima volta gli accenna che probabilmente il suo è un problema di ipocondria.
Un giorno, la moglie, esausta dalle continue lamentazioni, lo convince a recarsi insieme a lei dalla psicoterapeuta.
Quando vedo per la prima volta Giulio, in effetti non ha un aspetto molto sano, è bianco in volto e ha gli occhi cerchiati di nero. Ormai passa le notti in bianco a fare ricerche su internet sui suoi sintomi.
Giulio racconta che mentre inizialmente aveva solo un po’ di timore di poter essere malato, ora è proprio terrorizzato e perseguitato da questa idea. Gli chiedo se ha paura di avere una malattia in particolare o diverse malattie, lui risponde che pensa sempre a nuove e diverse malattie, ma la sua paura ricorrente è quella di avere un tumore, proprio come sua madre. Questa paura lo tormenta. Non riesce a pensare ad altro, né a parlare d’altro.
Dopo questa prima indagine sul problema, stabilisco insieme al paziente obiettivi e tempi necessari entro i quali cercare di ottenere risultati.
Tramite domande mirate faccio capire e sentire a Giulio, come continuare a fare ricerche su internet stia decisamente peggiorando le sue paure.
Questa nuova visione del suo comportamento gli consente di accettare senza remore la mia indicazione di smettere subito con le ricerche online.
Giulio percepisce per la prima volta, che anche parlare continuamente del suo problema contribuisce a peggiorare la sua situazione e lo intrappola sempre più nel problema, perché mantiene la sua mente e la sua attenzione sempre lì. La moglie sentendo queste parole, appare sollevata, afferma che è stanca di parlare sempre di malattie e sintomi.
Il principio terapeutico fondamentale per superare l’ipocondria consiste nel recuperare il contatto diretto con il proprio corpo.
Il paziente con ipocondria ha difficoltà ad accettare le sensazioni fisiche del momento: si ascolta e si ispeziona compulsivamente, così facendo produce un’amplificazione delle sensazioni corporee e una conseguente ideazione catastrofica su possibili malattie.
Questo circolo vizioso può essere interrotto mediante alcuni particolari esercizi di studio del proprio corpo e dei sintomi. L’obiettivo finale è quello di ristabilire un contatto non ansioso e non catastrofista con il proprio corpo, con le proprie sensazioni e i segnali corporei.
Anche Giulio è stato gradualmente guidato a ristabilire un contatto più sano con il proprio corpo liberandosi gradualmente dalla fissazione ipocondriaca.
Dott.ssa Serena Fugazzi Psicologa
*Nome e dettagli sono stati modificati.